Articolo | Intelligent Investment
Investire in Data Centre – la nuova alternativa?
giugno 30, 2022

Ma qual è lo strumento fisico che permette tutto questo?
Il luogo dove tutto ciò prende forma sono i Data Centre (DC), edifici ad alta specializzazione tecnologica che permettono il mantenimento e coordinamento di apparecchiature di gestione dei dati attraverso un’infrastruttura informatica. Data la loro forte strategicità sotto molti punti di vista, è necessario che i data centre, oltre a essere caratterizzati da un’altissima efficienza informatica, siano anche “inespugnabili”: devono essere le fort knox in cui custodire i dati, bene sempre più strategico e geopoliticamente rilevante.Il 90% dei dati attualmente disponibili al mondo è stato creato soltanto negli ultimi due anni, con 2,5 quintilioni di byte vengono prodotti quotidianamente (1 quintilione corrisponde a un miliardo di triliardi). A tal proposito, sebbene le previsioni formulate da IDC (International Data Corporation) nel 2018 riguardo la Global Datasphere (strumento di misurazione e analisi dell’ammontare di dati che vengono creati, acquisiti e replicati nell’arco di un anno in tutto il mondo) prevedessero già una crescita esponenziale, ciò che è risultato sorprendente è il confronto tra i dati di previsione e quelli reali. Se si considerano infatti le misurazioni di Statista oltre a quelle riviste di IDC, nel 2020 si è raggiunto il livello che si sarebbe dovuto raggiungere – secondo le previsioni – solo a fine 2021. Ciò ha determinato un cambio della pendenza nella curva esponenziale, rendendola ancora più ripida di quello che già era.
Considerata poi la stretta correlazione tra l’implementazione di infrastrutture tecnologiche a supporto di tali aumenti e la componente real estate che li accompagna, appare evidente che il fenomeno dei DC non possa rimanere limitato alla sfera informatica. Come dimostrato anche dalla “Global Data Centre 2022 investor sentiment survey” condotta da CBRE su un campione di 115 investitori a livello globale, il 95% degli intervistati ha dichiarato di voler incrementare il volume dei propri investimenti nel settore DC mentre il restante 5% ha affermato di volerlo mantenere stabile. Il disallineamento tra il capitale allocato dagli investitori nel corso dei prossimi anni e la scarsa quantità di prodotto finito sul mercato, poi, caratterizza un’arena fortemente competitiva.
Mercati e geografie: dall’Europa all’Italia
Il prodotto e il mercato DC sono nati in USA sono stati poi esportati in Europa, dove – attualmente – si è stabilito un primario interesse nella cosiddetta area FLAP-D (acronimo per Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino, ultima arrivata). Per rispondere poi alle necessità di un mercato in forte espansione, oltre che per ovviare agli evidenti limiti in termini di price, land availability, power supply etc. del mercato primario, si sta progressivamente affermando un mercato di location Tier-II, che include Milano, Madrid, Varsavia, Zurigo etc.L’Italia quindi rientra nei radar di interesse dei principali investitori in campo di DC, non solo per necessità di espansione e copertura geografica, ma anche grazie a 5 altri elementi che contribuiscono a determinare la centralità del nostro paese nelle future fasi di questo mercato. Questi elementi sono:
1. la rilevanza dell’economia italiana in Europa, in 4a posizione in termini di GDP;
2. la maggiore quantità di energia elettrica prodotta in Italia rispetto ad alcune delle location incluse del FLAP-D market;
3. il maggior contenimento dei rincari nel costo dell’energia elettrica se paragonato ad altre realtà europee;
4. la propensione per l’utilizzo di servizi di “cloud computing” che vede l’Italia nella Top7 europea per percentuale di aziende che richiedono e usufruiscono di tali servizi;
5. la sovranità digitale: secondo quanto riportato nella prefazione strategica nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 firmata dal presidente del consiglio Mario Draghi, è intenzione del nostro paese intensificare i progetti di sviluppo volti a raggiungere un adeguato livello di sovranità digitale e di autonomia strategica.
Oltre alle indicazioni fornite dal governo, il trend registrato in Europa ha trovato terreno fertile anche a livello nazionale, come dimostrato da un’ulteriore indagine condotta da CBRE sugli asset “alternativi” che suscitano maggior interesse negli investitori in Italia: il settore dei DC ha infatti raccolto il maggior grado di consenso. Nello specifico il mercato italiano di riferimento si concentra – attualmente – su Milano, che ha visto nascere i primi interessi già nel 2000, con quelli che ora si configurano come “old generation DC”, e che ha rinnovato la propria attrattività intorno al 2015, quando i principali operatori presenti in città hanno intrapreso i loro più recenti sviluppi. Indicativo della forte espansione cui si sta assistendo, poi, è il confronto tra la fornitura di potenza in DC registrata nel 2020 a Milano, corrispondente a ca. 60 MW, e la previsione di potenza che CBRE stima sarà disponibile a fine 2023, pari a oltre 150 MW. A ciò si aggiunge anche l’ampliamento dell’area geografica in cui si concentrano i principali progetti in pipeline.
C’è ancora spazio per nuovi investimenti in Italia?
Per poter prevedere quali saranno gli sviluppi futuri e quanto spazio ci sia i per new comer sul mercato italiano, è possibile ragionare su un benchmark oggettivo: il rapporto tra potenza elettrica attualmente a supporto dei DC esistenti e il PIL di ciascuna area urbana. Se si analizzano i risultati di tale rapporto, la media per l’area FLAP-D è di 1,4$mld/MW, mentre in Italia l’indicatore si attesta intorno a 6,8$mld/MW e dunque, per raggiungere un livello competitivo rispetto ai Tier-I markets EMEA, si può stimare una prospettiva di crescita di 5x.
Per concludere, è interessante interrogarsi sulle prospettive di sviluppo future che certamente non possono prescindere dalla disponibilità e dal costo dell’energia elettrica in ciascun paese, che probabilmente includeranno Roma come prossima meta dell’espansione italiana e che potrebbero avvicinare i centri tecnologici agli utilizzatori finali, dunque orientandosi verso una concezione di Hedge DC e non di soli grandi hub isolati.